Rischio radon. Cosa sapere

Il documento sul rischio da esposizione al Radon è stato introdotto all’inizio del 2001 con l’entrata in vigore del D.Lgs 241/2000 recependo la Direttiva 96/29/Euratom abbassando il livello di azione nei luoghi di lavoro da 500 Bq/m3 a 300Bq/m3.

Con il D.Lgs 101 del 31/07/2020 attuazione della Direttiva 2013/59/Euratom vengono riordinate e abrogate direttive e normative in vigore e stabilisce norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall’esposizione al rischio radiazioni.

Con il nuovo decreto, i livelli massimi di riferimento per le abitazioni e i luoghi di lavoro, espressi in termini di valore medio annuo della concentrazione di attività di radon in aria, sono di seguito indicati:

  • a) 300 Bq/m3 in termini di concentrazione media annua di attività di radon in aria per le abitazioni esistenti;
  • b) 200 Bq/m3 in termini di concentrazione media annua di attività di radon in aria per abitazioni costruite dopo il 31 dicembre 2024;
  • c) 300 Bq/m3 in termini di concentrazione media annua di attività di radon in aria per i luoghi di lavoro

Cosa è il Radon?

Il radon è un gas naturale (Rn) presente maniera diffusa e varia sul territorio italiano solitamente montano o vulcanico. che, decadendo, si attacca al particolato dell’aria e penetra nell’organismo tramite le vie respiratorie.

Le Regioni a maggior rischio di emissione sono Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio e Lombardia.

Il rischio radon riguarda l’effetto biologico che può indurre a mutazioni genetiche, causando possibili tumori e leucemie. La presenza di radon è possibile anche in alcune rocce impiegate come materiali in edilizia, come il tufo, la pozzolana e il peperino.

Il radon per la IARC (Agenzia Internazione per la Ricerca sul cancro) stabilisce il radon come agente cancerogeno che causa un aumento del rischio di contrarre il tumore polmonare. L’Organizzazione Mondiale) della Sanità (WHO), attraverso l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), ha classificato fin dal 1988 il radon nel Gruppo 1 (IARC Monogrtaphs 43) nel quale sono elencate le sostanze dichiarate cancerogene per l’uomo.

Il radon è un gas inerte ed elettricamente neutro, per cui non reagisce con altre sostanze. Di conseguenza, così come viene inspirato, viene espirato. Tuttavia è anche radioattivo, ossia si trasforma in altri elementi, chiamati prodotti di decadimento del radon o più generalmente “figli”. Questi sono elettricamente carichi e si attaccano al particolato presente in aria che può essere inalato e fissarsi sulle superfici dei tessuti polmonari.

I lavoratori esposti a rischio radon sono soprattutto quelli che svolgono le loro mansioni nel sottosuolo, in cunicoli e gallerie, ma anche quelli che si occupano di attività estrattive, raccolta e stoccaggio di materiale abitualmente non considerato radioattivo, ma che può contenere radionuclidi naturali, o lavoratori impiegati in strutture termali. Oltre le dieci ore di presenza mensile, sono compresi anche i lavoratori in luoghi come magazzini, luoghi seminterrati.

Il radon si forma nel sottosuolo e tende ad allontanarsi dal sito iniziale per fuoriuscire in atmosfera: in genere le concentrazioni di radon in aria esterna (radon outdoor) sono comunque molto basse, dell’ordine di pochi Bq/m3. In Italia alcuni studi stimano una concentrazione di radon outdoor di 10 Bq/m3.

Diversamente, quando sul suolo sorge un edificio, il radon può penetrarvi e permanere raggiungendo concentrazioni in aria anche elevate (radon indoor): per tale ragione, dal punto di vista sanitario, il radon viene considerato un fattore di rischio tipico degli ambienti confinati.

Il radon indoor è ubiquitariamente presente: negli ambienti di vita, di lavoro, negli edifici pubblici (scuole, ospedali, ecc.), in quelli ricreativi (cinema, palestre, ecc.). La natura geologica del sito, la tipologia costruttiva dell’edificio, i materiali da costruzione utilizzati, le modalità di ventilazione sono tra i parametri più determinanti la concentrazione di radon indoor.

Valutazione del rischio radon nei luoghi di lavoro

Le norme relative alla protezione dal radon nei luoghi di lavoro si applicano:

  • alle attività lavorative svolte in ambienti sotterranei,
  • negli stabilimenti termali,
  • nei luoghi di lavoro seminterrati e al piano terra se ubicati in aree prioritarie (opportunamente definite nell’art.11 del D.lgs 101/2020), oppure
  • se svolti in “specifici luoghi di lavoro” da individuare nell’ambito di quanto previsto dal Piano Nazionale di Azione Radon.

In ottica di protezione dei lavoratori dovranno essere misurate le concentrazioni di attività di radon monitorando i luoghi di lavoro e se del caso intervenire con misure correttive al livello più basso ragionevolmente ottenibile tenuto conto dello stato delle conoscenze tecniche e dei fattori economici e sociali in essere.

 

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